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Sul cadere della notte, anche Colombo lasciò il Convento, non senza
avere ricevuto il Sacramento della Comunione e, accompagnato dall'amico
Padre Perez, raggiunse le navi.
Brillava ancora qualche stella sulla volta del firmamento e l'Oriente
cominciava a colorarsi delle luci dell'alba prossima, allorchè Colombo,
preso congedo dal Perez, salì a bordo, ricevuto con gli onori dovuti al
suo grado. Tutto era in ordine per l'imminente partenza.
Sulla spiaggia, la folla dei congiunti era venuta per porgere, ancor da
lungi, gli ultimi addii ai propri cari che, maravigliati d'essersi potuti deci-
dere ad un cotal passo e, in cuor loro dolenti, salpavano verso l'ignoto.
Perchè s'erano acconciati a seguire quello straniero? Sarebbero ritornati a
casa? Sarebbero ritornati ricchi per davvero, tanto da non andare più
per il mare?
Quel giorno, 3 agosto 1492, era un venerdì. Un venerdì? Come mai
una partenza, e così segnalata per giunta, in giornata di venerdì? La sa-
pienza popolare condensata nei proverbi, non ammonisce che nè di Venere
nè di Marte non si sposa e non si parte? Era, dunque, come voler lanciare
una sfida al destino della spedizione?
Niente affatto, secondo la mistica colombiana. Nella giornata del ve-
nerdì era avvenuta, nientemeno, che la Redenzione dell'Uman genere e,
dodici secoli circa più tardi, nella stessa giornata della settimana s'era ve-
rificata la liberazione del Santo Sepolcro per opera del crociato Conte
Goffredo di Buglione e, quasi ciò non bastasse, di recente, e sempre di
venerdì, la Croce aveva trionfato sulla Mezzaluna, scacciando i Mori dal
suolo iberico (venerdì 30 dicembre 1491 resa di Granata; venerdì 6 gennaio
1492 ingresso dei Reali nella città).
Ora, per il ricordo di questi segnalati avvenimenti storici, la giornata.
del venerdì appariva al cristianissimo Colombo di fausto presagio, anzichè
di cattivo augurio e di malefico influsso, come la riteneva la superstizione
del popolino. E parecchi avvenimenti della storia della Scoperta rafforza-
rono il Grande N avigatore in tale sua credenza.
Frattanto l'armatella, salpate le ancore e col favore della corrente del
fiume, nonchè dell'imbatto di terra - ossia della brezza che, nelle prime
ore mattutine, spira dalla terra verso il mare - discendeva, con la Santa
Maria alla testa, il Rio Tinto, puntando verso la Torre de la Arenilla.
Passando al traverso del poggio della « Ràbida », rivolgeva un ultimo sa-
luto al Santuario della Vergine prodigiosa, che vi si venerava, mentre
lassù, nel coro, i monaci intonavano l'inno liturgico [am lucis orto
sidere ...