Page 78 - SCIENZA IN CITTA'
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                                                                        Edoardo Amaldi (1908-1990), collaboratore di
                                                                        Fermi fu dal 1937 il continuatore della "scuola
                                                                        Tomana", tenendo la cattedra di Fisica
                                                                        sperimentale quando, a causa delle leggi razziali
                                                                        e dell'aggravarsi della situazione politica,
                                                                        la maggior parte degli altri fisici italiani lasciò
                                                                        il Paese. Amald ifu il maestro indiscusso della
                                                                        fisica italiana nel secondo dopoguerra, fino
                                                                    agli anni Ottanta.

nelle stesse officine di via Panisperna pri-
ma e dell'Istituto "G. Marconi" dopo.
Vi sono enormi spettrografi che all'inizio
del nostro secolo venivano impiegati per le
ricerche di fisica atomica e numerosi appa-
rati per la rivelazione della radioattività sia
naturale che artificiale. C'è un esperimen-
to, montato dallo stesso Fermi, formato da
una camera di ionizzazione e da un elettro-
metro di tipo Edelmann. Vi sono dei conta-
tori Geiger-Mùller, alcuni piccoli e di tipo
molto rudimentale, altri di grandi dimen-
sioni. In una vetrina si possono ammirare i
primi tubi elettronici per la produzione di
raggi X, le prime valvole (diodi e triodi)
della Philips e le cosiddette "catene elettro-
niche" che venivano usate sia per gli esperi-
menti di fisica nucleare che per quelli sui
raggi cosmici.
Di altri apparati di cui si è persa ogni trac-
cia, o perché smantellati dopo l'uso o per-
ché dispersi, viene conservata un docu-
mentazione fotografica, come nel caso di un
piccolo acceleratore con cui Rasetti e Amal-
di realizzarono un'intensa sorgente di neu-
troni per i famosi esperimenti condotti ver-
so la metà degli anni Trenta.
Le bacheche del Museo custodiscono anche
alcuni cimeli fermiani. Quaderni di appun-
ti, registri in cui venivano annotati dati,
numeri e osservazioni relativi alle espe-
rienze sulla radioattività indotta. Chi ha
avuto la possibilità di trovarsi nella sala di
controllo di uno degli esperimenti di fisica
delle particelle in un laboratorio moderno,
per esempio il CERN di Ginevra, dove i da-
ti vengono visualizzati istantaneamente su
monitor, elaborati da grossi computer e re-
gistrati in nastri speciali, non potrà fare
meno di riflettere sullo straordinario cam-
biamento che si è verificato in questo setto-
re della ricerca in appena mezzo secolo e an-
cora di più potrà apprezzare il lavoro pa-
ziente e quasi artigianale dei pionieri di via
Panisperna.
L'eredità di via Panisperna
Lo sviluppo della fisica romana negli anni
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