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raibico e le terre continentali giacenti in prossimità dell'equatore, ma nes-

suna aveva portato in Europa la notizia d'avere atterrato nei domini del
Gran Can o a Cipango e, soprattutto, nessuno aveva confermato l'esistenza
di quei grandi tesori, che Colombo asseriva si trovassero nelle terre da lui
scoperte o in quelle prossime.

    Si erano trovate solo poche perle, e poi pochissimo oro, del cotone, del
legname tintorio e ... carne umana! Conseguentemente, tutte le navi torna-
vano in Spagna con un carico di verzino (legno tintorio) e di schiavi,
affinchè gli armatori si compensassero, almeno, delle spese sostenute per
le spedizioni!

    96. Il ,portoghese Vasco da Gama raggiunge le vere Indie. - Oltre
alle spedizioni avutesi nell'ambiente marinaro spagnolo e che abbiamo
per sommi capi ricordato nel numero che precede, se n'erano avute in
quello inglese e, soprattutto, in quello portoghese.

    Nel Nord Atlantico, dapprima i due Caboto (Giovanni e Sebastiano,
padre e figlio) per conto del Re d'Inghilterra e, poi, i Cortereal (Gaspar e
Miguel fratelli) per conto del Re di Portogallo, avevano scoperto isole e
terraferma, mentre, a Sud dell'Equatore, Pero Alvarez Cabral, in seguito
a un dirottamento, vero o fittizio, subìto - si disse - a causa d'agenti
naturali (venti e correnti marine) dalla propria flotta diretta alle Indie
orientali, era pervenuto a terre brasiliane ancor più meridionali di quelle
scoperte dal Vespucci, dal Pinzón e dal Lepe.

    Orbene, il misterioso enigma che la Sfinge atlantica proponeva agli
esploratori dell'epoca era quello di spiegare se la terraferma 'trovata nel
Nord Atlantico fosse collegata o separata da quella cubana - ritenuta
terraferma da Colombo - e questa dalla Terra di Paria e dalle altre più
meridionali di recente scoperta. Necessariamente - si pensava - se tutte
quelle terre, che venivano via via rivelate e che si ritenevano appendici
insulari e peninsulari dell'Estremo Oriente asiatico, non costituivano un
tutto con sviluppo costiero continuo, dovevano allora presentare in qualche
luogo quella soluzione che schiudeva l'adito al Mare Indico.

    L'ipotesi dell'esistenza probabile di un passaggio o stretto di mare ac-
quistava terreno ognora più nella mente di molti, ma, per Colombo, la
probabilità si mutava in certezza e, anzi, lo ossessionava il pensiero che
altri potesse precederlo, attribuendo si il merito che considerava riserbato
alla propria impresa. Egli s'era messo in mare per raggiungere le Indie
per via occidentale, e a quelle terre doveva pervenire. La scoperta dello
stretto o passaggio era, non soltanto utile, ma indispensabile, era la sola
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