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che ora sono soltanto mucchi di mattoni e di marmi in-
franti! Quali vampe d'incendi, e clamori di tumulti po-
polari, e lamenti per carestie e pestilenze sono passati
veloci per questa pianura selvaggia dove oggi non si
ode che il vento e dove le solitarie lucertole guizzano
al sole indisturbate!

     Ci è ora interamente passata davanti la fila dei carri che
vanno a Roma col loro carico di vino, ciascuno guidato da
un villoso contadino adagiato sotto un minuscolo padiglio-
ne zingaresco fatto con pelli di pecora, e noi cominciamo
ad arrampicarci verso una zona più elevata e ricca di alberi.
Il giorno seguente siamo nelle Paludi Pontine, tediosamen-
te piatte e deserte, coperte di ramaglia, fradice d'acqua,
ma tagliate da una bella strada ombreggiata da una lunga,
lunga fila di alberi. Di tanto in tanto passiamo accanto ad
un solitario corpo di guardia; di tanto in tanto una casu-
pola, disabitata, con le aperture murate. Dei mandriani si
attardano sulle rive del corso d'acqua che fiancheggia la
strada e talvolta una barca dal fondo piatto, rimorchiata
da un uomo, avanza pigramente lungo il rivo, increspando
l'acqua. Passa di tanto in tanto un uomo a cavallo con un
lungo fucile appoggiato di traverso sulla sella, davanti a sé,
e lo scortano cani feroci. E tuttavia, finché non giungiamo
in vista di Terracina, nulla si muove, se non il vento e le
ombre.

     Com' è luminoso e azzurro il mare che s'agita sotto le
finestre della locanda il cui nome ricorre così spesso nelle
storie di brigantaggio! Come sono pittoreschi i grandi
dirupi e gli speroni di roccia che sovrastano la stradina
in costruzione, con i galeotti che lavorano su nelle cave
mentre le sentinelle che li sorvegliano oziano in riva al
mare! Sotto le stelle, si ode per tutta la notte il murmure

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