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una popolazione che nel periodo fra il IV sec. a.C. ed il II
sec. d.C. era cresciuta fino ad oltre un milione di abitanti.
Quest’acqua era destinata ad usi tanto di carattere
collettivo quanto ornamentale. Gran parte delle notizie
che abbiamo sugli acquedotti romani le dobbiamo a Sesto
Giulio Frontino, "curator aquarum" durante il regno di
Nerva (intorno al 90-100 d.C.). Da Frontino sappiamo i
percorsi degli acquedotti, i nomi dei costruttori, l'acqua
trasportata, l'ubicazione delle sorgenti, il tipo di struttura
muraria ed ogni altro tipo di informazione correlata con la
realizzazione di queste opere.
Solo a Roma, l'acqua era fornita da undici acquedotti:
Appio, Anio Vetus, Acqua Marcia, Acqua Tepula, Acqua
Giulia, Acqua Vergine, Alsietino, Claudio, Anio Novus,
Traiano, Alessandrino. Alcuni acquedotti di Roma antica
continuarono ad essere utilizzati, pur se in rovina, durante
il medio evo, e furono rimessi in servizio dai papi in epoca
rinascimentale. In questo periodo la scuola di Roma ebbe
tra i suoi allievi due tra gli idraulici più illustri : Benedetto
Castelli ed Evangelista Torricelli; furono realizzati altri
acquedotti (Felice, Acqua Paola, Acqua Vergine, Pia Acqua
Marcia), e la città fu dotata di splendide fontane.
L’acquedotto attualmente più importante a Roma è il
Peschiera, che nasce in provincia di Rieti, nei pressi di
Cittaducale e penetra a Roma attraverso due rami distinti,
convogliando acqua sorgiva di ottima qualità.