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L'Oceano e le sue terre
                 nelle congetture
                 dell'Evo Antico e del Medio

     L La sfericità -tcrrcstre e l'estensione dell'Ecumene presso gli An-
tichi. - Il concetto della sfericità terrestre, quasi timidamente sbocciato

dagli insegnamenti della Scuola [onica fondata da Talete di Mileto (VI se-

colo a. C.), era stato subito dopo ripreso e sviluppato negli insegnamenti
della Scuola Italica, fiorita a Crotone (Magna Grecia) per opera di Pita-
gora di Samo, ma doveva spettare all'eccelsa mente di Aristotele (Stagira;
384-322 a. C.) il merito di corroborarlo con validi argomenti dimostrativi,
di grande efficacia didattica.

Orbene, dalla sostituzione del concetto che attribuiva alla Terra l'ir-
reale e fantastica forma piatta, discoidale, di omerica memoria, col con-
cetto più verosimile del solido sferico, ne conseguiva che il limite occi-
dentale dell'Oceano (specie di largo fiume che contornava tutta la massa del-
l’abitabile terrestre o Ecumene), veniva a fondersi col limite orientale, per
cui la sponda opposta all'Iberia s'identificava, al di là dell'Oceano, con
la sponda estrema dell' Asia, allora genericamente denominata India.
Se non che, avendo Aristotele attribuito all'Ecumene - supposta gia-
cente per intero nell'emisfero boreale - un'esagerata estensione nel senso
longitudinale, ne derivava che la vastità dell'Oceano interposto fra le ul-
time terre occidentali dell'Europa e le prime terre dell'Oriente asiatico, si
riduceva a quella di un breve tratto di mare facilmente superabile.
Tali concezioni cosmografiche dominarono per lunghissimo tempo le
menti e furono condivise dai maggiori sapienti della stessa Grecia e del
ondo latino, come Dicearco, Eratostene, Ipparco, Posidonio, Cratete,
Strabone, Pomponio Mela, Lucio Anneo Sèneca, Caio Plinio Secondo, Ma-

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I - BICNARDELU.
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